Quando ho ricevuto in regalo questa piantina era solo un piccolo fusto singolo senza radici, che ho appoggiato in un vaso di terracotta; vedendolo adagiarsi a terra e poi spenzolare tristemente dall’orlo del vaso non nutrivo, a dire il vero, gloriose aspettative sul suo futuro nella mia collezione. Invece, cara la mia ignoranza, la pianta ha proprio un portamento strisciante/pendente: insomma va tutto bene, è tutto normale. La riprova è stata che a giugno è spuntata una gemma pelosetta alla base del fusto, che si è poi schiusa in un bel fiore rosso fuoco, molto simile a quello dell’Echinopsis per forma e disposizione dei petali. In effetti (parentesi erudita) questa pianta, dapprima classificata in un genere a parte, è oggi attribuita al genere Echinopsis (specie chamacereus): ma io mi sono affezionato al vecchio nome, e continuo a chiamarla così – che cambiereste voi il nome al vostro cane solo perchè avete scoperto che è un boxer invece che un volpino?!
Dopo la fioritura hanno iniziato a spuntare, sempre alla base del fusto, alcuni polloni: dapprima erano solo delle testine bianche, ma poi sono cresciute, ed alcune hanno iniziato ad avvitarsi sul proprio asse, cosicchè le costolature con le areole adesso formano una sorta di spirale dall’effetto piuttosto curioso.
Ecco come si presenta oggi. Se il terreno rimane molto secco, ho notato che il fusto principale tende a ricadere e ad afflosciarsi, mentre si riprende dopo essere stato annaffiato. Nel vaso di coccio la terra tende a seccare molto prima rispetto ai vasi di plastica: devo dire che dal punto di vista estetico mi piacciono molto di più i vesetti in ceramica, ma vista l’esposizione del mio terrazzo mi sembra che stiano sempre meglio le piante che hanno il vaso in plastica. Quindi, ho deciso di tenere il Chamacereus in una zona un pochino ombreggiata, in modo che non si becchi quelle 8/10 ore di sole diretto che si beccano la maggior parte delle mie succulente (soprattutto i cactus).
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