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Solo per un giorno

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I fiori delle Echinopsis sono decisamente fra i miei preferiti, per le loro grandi corolle delicate e dal profumo intenso. Questa magia dura a stento il tempo di una giornata: dalla mattina alla sera, o dalla sera alla mattina a seconda della specie, la stella dei petali si distende e appassisce. Eppure, il prodigio si prepara nel corso di lunghe settimane, durante le quali il boccio prima spunta, poi si allunga progressivamente e con grande lentezza, per poi ingrossarsi poco a poco, e infine fremere ed aprirsi di colpo. Quanto lavoro, quanta attesa e quanta preparazione, per godere del sole e del vento appena poche ore, che sono evidentemente sufficienti, nell’economia della natura, perché la pianta compia la propria missione biologica.

Quando il tempo che possiedo mi sembra poco per tutto ciò che vorrei fare e non riesco a fare, per i progetti che non riesco mai a portare a termine, per gli argomenti da studiare, per i libri da leggere, per le persone da incontrare, penso a tutta questa effimera perfezione che dura solo per un giorno, e mi sembrano vane, almeno per un po’, tutte le preoccupazioni.
Echinopsis Echinopsis Echinopsis Echinopsis Echinopsis Echinopsis

Imprigionando gocce di pioggia

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Non c’è fiore difficile da fotografare quanto quello del Pachyphytum oviferum. Ne possiedo una pianta dai primordi della mia collezione, e ne ho propagate diverse talee, perché questa succulenta ha grandi foglie carnose apparentemente forti e solidissime, ma in realtà pronte a staccarsi ad ogni contatto un po’ più brusco del solito. Ogni anno la pianta emette un lungo gambo obliquo nella parte terminale del fusto, in cima al quale cresce una enorme infiorescenza che somiglia ad una spiga un po’ pendula, composta da tanti fiori di un verde chiarissimo e fresco, che pian piano si schiudono rivelando il rosso del loro interno. Li trovo sempre molto belli, anche perché racchiudono spesso una goccia lucente che non ho ancora capito ma che immagino trattarsi di pioggia imprigionata. Pachyphytum oviferum Pachyphytum oviferum Pachyphytum oviferum Pachyphytum oviferum Pachyphytum oviferum Pachyphytum oviferum

Dettagli

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Solo dettagli: il Carpobrotus acinaciformis mantiene le sue promesse e apre le sue corolle di un rosa accecante.

Carpobrotus acinaciformis

Carpobrotus acinaciformis

Carpobrotus acinaciformis

Carpobrotus acinaciformis

Carpobrotus acinaciformis

Carpobrotus acinaciformis

Le piante e il loro carattere

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L’Astrophytum asterias si sgonfia in inverno, quando deve essere tenuto in totale assenza di acqua, fino a sembrare prossimo allo sfinimento. Però, non appena torna il bel tempo è fra i primi a fiorire, gli scorsi anni erano stati fiori sul giallo-arancio, mentre in questi giorni la medesima pianta si apre con questa delicata corolla color pesca: forse sono veramente ingenuo, ma questa cosa riesce a sorprendermi sempre, come i cactus cambino ogni anno i loro fiori.

Fiorisce sempre, l’Astrophytum, senza indugio, e senza aspettare di riprendere pienamente le forze e le sue dimensioni normali.

Per questo motivo, se provo a immaginare le piante come dotate di una loro propria indole, mi figuro questo cactus forte e generoso, uno che non esita a privarsi di qualcosa per te… Sarà vero? Chissà! Se ne possedete un esemplare, provate semplicemente a non tenerlo mai in casa, ma sempre in esterno purché al riparo dalla pioggia e dalle gelate nella brutta stagione, e a non dare acqua durante il periodo invernale, e poi mi direte cosa ne pensate del suo carattere!Astrophytum myriostigma nudum

Quest’anno mi riposo

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Mi stupisce sempre come, da un anno ad un altro, cambino le fioriture dei cactus. Lo Stenocactus multicostatus nel 2013 aveva prodotto un ammasso di fiori forti e fitti al centro dell’apice vegetativo, quasi violenti nella loro prorompente vitalità. Quest’anno, pur non mancando di fiorire, i fiori sono in numero inferiore, e i colori mi sembrano più tenui e delicati, meno imperiosi. Forse è una sorta di anno sabbatico: alcuni alberi da frutto fanno così, un anno producono molti fiori e molta frutta, l’anno successivo si riposano un po’ e il terzo anno è di nuovo un anno di grande produttività. Non resta che aspettare il prossimo per tirare le somme…Stenocactus multicostatus Stenocactus multicostatus Stenocactus multicostatus

Prove a sostegno della teoria dell’anno sabbatico

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Inizio a pensare che la mia teoria dell’anno sabbatico applicata alle piante non sia proprio una solenne bischerata da pulcino ignorante. Dopo lo Stenocactus multicostatus e l’orchidea, me lo conferma il Carpobrotus acinaciformis, che era solo una talea nell’inverno del 2011, e nel giugno del 2012 fioriva con due bei fiori fucsia. Il 2013, il niente più assoluto.

Soliti interrogativi: che ho fatto di male, perché non fiorisci, che vuoi, perché non parli???

In effetti la fioriera in cui si trova non è molto grande, e la pianta tende ad estendersi molto, strisciandone fuori ed estendendosi laddove non ci sarà terreno ad accoglierla… Forse nel tentativo di fuggire dalle mie amorevoli cure?

E invece ecco qua: aprile 2014. Ho contato venti bocci che aspettano di aprirsi…Carpobrotus Carpobrotus

Lo Stenocactus coptonogonus, un parente ingombrante

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Ormai dal Natale del 2011 possiedo un bellissimo Stenocactus multicostatus, di cui ammiro ogni anno i bei fiori, ma soprattutto la fantasmagorica geografia della sua epidermide, profondamente solcata da antichissimi eventi geologici. Lo scorso aprile, alla Mostra mercato che si tiene al Giardino dell’Orticoltura di Firenze (anzi, ormai mancherà poco, devo informarmi….), ho acquistato una pianta naturalmente non cartellinata, ma che mi sembrava avere una qualche analogia: in effetti si tratta di uno Stenocactus coptonogonus, appartenente dunque al medesimo genere ma ad una specie diversa.

Sinceramente, l’ho ignorata per un anno intero. Senza cattiveria, però se ne stava là senza far niente e me ne sono completamente dimenticato. Poi deve aver deciso di non voler essere da meno del cugino, che anche questo anno mi ha gratificato dei suoi bei fiori. Adesso dunque ha iniziato a fiorire, ed è veramente molto bella: nonostante la prolungata e rigorosissima siccità in cui l’ho tenuta questo inverno. La pianta si è sgonfiata quasi completamente: lo dico per rassicurare tutti quelli che si chiedono “non sto annaffiando poco le mie piante?” e cercano on-line informazioni. No, almeno per quanto riguarda l’inverno, non si annaffia mai troppo poco. Anzi, è assolutamente necessario per la sopravvivenza della vostra amata cactacea, e non secondariamente per assicurarsi una bella fioritura a primavera.

E infatti, ecco qua i fiori dello Stenocactus, con i loro petali bicolori, bianco avorio al margine e porpora profondo al centro, e il cuore leggero e morbido, appena baciato dal polline.Stenocactus coptonogonus Stenocactus coptonogonus Stenocactus coptonogonus Stenocactus coptonogonus Stenocactus coptonogonus

Qua ci stiamo solo scaldando

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L’inverno è stato molto duro qua nei 12mq. Non ha fatto particolarmente freddo, lo sappiamo, però ha piovuto tanto, e anche sopra le piante, dopo l’implosione della serra lo scorso ottobre, avvenuta mentre non ero in casa e in concomitanza con una bella acquata. Adesso, rinvasando, ho dovuto fare la conta dei caduti… Fra i tanti, anche la Mammillaria polythele inermis che è stata la prima pianta della mia collezione. Insomma un inizio di primavera vagamente turbato dalla consapevolezza che avrei potuto fare di più e meglio questo inverno, ma le circostanze non me lo hanno consentito.

Per fortuna che i cactus mica aspettano me: quelli vanno alla grande con le loro gambe. Per esempio, la Mammillaria bombycina di cui ho parlato già lo scorso anno è ormai un monumento vivente, e a tre piani: non si sa come faccia, continuano a puntare alla base polloni su polloni, e adesso sia la pianta madre che i polloni sono pieni di boccioli… Quando prende il via chi la ferma più? Sarà un cesto di fiori rosa, piccoli ma coloratissimi e, soprattutto, imbattibili, alla faccia della serra e del marciume! Insomma, qua ci stiamo solo scaldando…
Mammillaria bombycina Mammillaria bombycina Mammillaria bombycina Mammillaria bombycina Mammillaria bombycina

La rassicurante forza dell’abitudine

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Come ogni anno, quando le giornate iniziano ad allungare e si sentono i primi cinguettii allegri, soprattutto la mattina presto al levare del sole, è segno che la primavera è alle porte. Le piante rispondono un poco alla volta, e una delle prime è il silente Sedum palmerii, che schiude i suoi minuti bocci dorati. A fotografarlo da vicino fa quasi male agli occhi, ma io li fotograferei tutti, non potendo viaggiare all’interno di questi mondi, specialmente quelli nel sole pieno che sembrano prendere fuoco tanto sono carichi di colore e di vita. A volte vorrei essere un’ape invece che un pulcino, che tanto siamo gialli uguali e con le ali, chissà se potrei trasformarmi con un po’ di impegno! La vicina dal balcone di fronte non si capacita di vedere un pulcino che fotografa con un cellulare per ore dei fiorellini tanto piccoli e insignificanti. Ma la verità ama nascondersi.

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