Uno dei luoghi che più desideravo vedere è il Tempio di Apollo a Didime (attuale Didim), sede di un celebre oracolo: e in effetti la vista che si apre, al tramonto, una volta raggiunto faticosamente (dopo due cambi di dolmus e un breve tratto a piedi) il sito, in mezzo a casette quasi fatiscenti, ristorantini per turisti e negozi di souvenirs è del tutto all’altezza delle aspettative. Beh, è un tempio, direte. Sì, ok… Però intanto considerate che le dimensioni sono qualcosa di impressionante: vedete le basi delle colonne, lì in mezzo? Ecco, solo la base delle colonne è alta quanto una persona. Stare in mezzo a quella selva è un’esperienza incredibile. E’ uno dei più grandi templi eretti dai Greci. Ma la cosa più interessante è che questa struttura, che all’esterno sembra un normale (si fa per dire) tempio ionico diptero, con profondo pronao in antis ecc. ecc. in realtà e qualcosa di profondamente diverso. Infatti, all’interno della peristasi il tempio non c’è, inutile cercarlo. Scendendo attraverso due passaggi voltati nel cuore dell’edificio, si constata che all’interno c’è solo una immensa corte a cielo aperto, in cui un tempo si trovava una fonte, protetta da una struttura lignea non più esistente. E’ evidente che un culto antichissimo, legato alla presenza della fonte, è stato successivamente ammantato di una parvenza di grecità, mantenendo tuttavia intatta la propria identità.
Mi interessava molto l’aspetto architettonico e cultuale di questo luogo, e anche l’idea di vedere finalmente concretizzato qualcosa che sinora conoscevo solo dai manuali di archeologia greca. Ma, come spesso è avvenuto in Turchia, la realtà è immensamente superiore. Al tramonto, il sito era già chiuso. E siamo tornati dunque la mattina dopo, dopo aver dormito in quel surreale distillato di kitch e consumismo che è la vicina Altinkum (da evitare come la peste a meno che non siate interessati a elaborare un trattato di sociologia contemporanea): ed è valsa la pena.
Il tempio ci attendeva, ignaro della fiesta che quotidianamente si consuma lì a due passi, e da essa evidentemente ignorato, ostendendo contro un cielo sfacciatamente azzurro il bianco poliedrico e luminoso dei suoi marmi.
Si può scegliere se aggirarsi col naso all’insù, inciampare e immaginare di scalare le altezze della colonne e dei portali per lanciarsi in orbita, oppure perdersi nei dettagli delle modanature e delle decorazioni, nei rilievi delle basi, una diversa dall’altra, nel fregio dello zoccolo, nelle ardite sculture dei capitelli angolari, o ancora cercare di capire le fasi dell’edificazione di questo tempio, che non è stato mai concluso, tanto era ciclopica l’impresa: perchè solo un numero esigue delle colonne previste sono state erette, e di esse solo alcune hanno ricevuto la scanalatura.
Se si è anche abbastanza bischeri, ci si può divertire a giocare con le decorazioni architettoniche, come mostra l’immagine precedente, da cui si evince il notevole spessore intellettuale del sottoscritto. Poichè inoltre la mia (dubbia) etica bloggereccia mi impone ancora di trovare un nesso con le piante grasse, ecco qua che cosa ho visto proprio accanto al Tempio di Apollo a Didim: un vivaio che vendeva, oltre a piante da appartamento, anche una notevole selezione di piante grasse… Vabbè, mi faccio ridere da solo!
C’è anche una Turchia 3?
ma davvero così alte? Ecco adesso mi scappa di andare in Turchia mannaggia !
Beh io sono un pulcino, quindi tutto è relativo, ma alte so’ alte!
Sì, decisamente sì: momento di alto godimento. Grazie! 🙂
😀
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