Non c’è la freschezza rumorosa della vita di quartiere, le storie di amicizia e amore o la dolce amara vendetta de Le ragazze di San Frediano nelle pagine de Lo scialo di Vasco Pratolini, la seconda parte dell’affresco storico dal titolo Una storia italiana, che prende avvio alla fine dell’Ottocento con Metello e si conclude al termine della Seconda guerra mondiale con Allegoria e derisione.
In una Firenze su cui si allungano le ombre del trionfante Fascismo, cupa e quasi priva di scampo, il romanzo intreccia le vite di personaggi di diversa estrazione sociale, contadini, politici, villani arricchiti, nobili decaduti, bottegai e artigiani. In questo ampio racconto corale, che abbraccia due decenni, filo conduttore sono le vicende di Nella e Ninì, e delle rispettive famiglie.
Due donne profondamente diverse per storia e inclinazioni, ma entrambe percorse da un tormento interiore serpeggiante e implacabile, che si acuisce dolorosamente con la progressiva presa di coscienza del passare del tempo, delle occasioni irrimediabilmente perdute, della mediocrità dell’ambiente piccolo e medio borghese di cui fanno parte, e che le conduce là, nel gorgo. Esse vedono l’abisso verso cui si dirigono, ma non vi si sottraggono, in un estremo tentativo di rivolta al destino che altri – la famiglia, la società, l’educazione – hanno scelto per loro.
“La vita è questo scialo / di triti fatti, vano / più che crudele.”
Pratolini inanella questi triti, li incatena gli uni agli altri, in una prospettiva a spirale che tende all’infinito e in cui manca la luce dell’avvenire, o il bagliore dell’ideale: l’amore tragico di Ninì per la giovane contadina Maria, che finisce per inabissarle entrambe, e quello incondizionato di Adamo per la stessa Ninì, che non verrà da lei mai corrisposto nonostante il matrimonio, la vita familiare apparentemente irreprensibile di Nella (ma quel neo che cresce sulla guancia del marito Giovanni, con gli anni, e che sì, si rivela infine quel che è in realtà, un’orribile verruca!), e il fuoco che la travolge nell’incontro con Folco, subito spento dalla fatalità di una morte enigmatica, la miserabile tresca di Giovanni con Erina, che si conclude in una grottesca beffa: ogni cosa, anche l’amore, anzi sopratutto l’amore, si incenerisce nelle mani dei personaggi, o per lenta e inesorabile consunzione, o per troppo improvviso deflagrare.
I destini singoli fluttuano legati al ritmo minaccioso del respiro della Storia, che sullo sfondo compie la sua lenta parabola: la Prima guerra mondiale, la Marcia su Roma, l’impresa di Fiume, l’omicidio di Spartaco Lavagnini, le retate degli squadroni e le purghe ai dissidenti…
È possibile essere felici mentre accade tutto questo? Pratolini conduce i suoi personaggi ognuno nel proprio inevitabile gorgo, dando con decisione una risposta. E oggi, è possibile essere felici mentre accade tutto questo?