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A grande richiesta torna la talea di frutto (rullo di tamburi!)

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Lo scorso anno avevo provato a fare un esperimento: mettere a terra un frutto di Opuntia, tanto per vedere l’effetto che faceva… E in effetti in capo a un paio di mesi il mio frutto si era trasformato ufficialmente e in modo del tutto inconsapevole in una talea di frutto: ovvero esso stava diventando insomma una pianta a tutti gli effetti. All’inizio era spuntata una paletta dalla parte interrata del frutto, poi dalla sua superficie sembrava dovesse nascerne un’altra, ma la cosa si è fermata lì. La crescita tuttavia è stata eccezionale, ed ecco come si presenta oggi la mia pianta: il frutto non accenna a marcire, sgonfiarsi, rammollirsi, anzi, è più gagliardo che mai, la prima paletta è notevolmente ingrandita, e sulla sua parte distale è nato un nuovo articolo! Beh vederlo mi fa venire fametalea frutto opuntia 2 talea frutto opuntia

Baby palette sotto la canicola

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Fa un caldo boia in questi giorni, a Firenze. Guardo il mio terrazzo esposto a sud sotto la canicola e ringrazio che mi sia venuta la fissa per le piante che occupano gli habitat più torridi dal Messico al Sud Africa passando per la Bolivia ed il Perù invece che per le conifere e le altre piante tipiche della Groenlandia. A momenti temo di veder esplodere qualche cactus, o ritrovarlo bollito, o autocombusto, e altri scenari splatter di tal fatta.

Ecco un aggiornamento alla volè sulla crescita del fico d’india preso a Castiglioncello ad aprile. Confrontando le immagini con quelle di una settimana fa, si può vedere che le palette adesso sono perfettamente formate, e conservano ancora le foglie appuntite che scompariranno presto con la crescita della pianta. Sono fiero della riuscita di questa talea, e curioso di vedere se ne spunteranno altre a breve!

La ricetta: palette di Fico d’India arrosto

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Uno spettacolare Fico d’India che ho fotografato a Catania, davanti al Castello Ursino, durante l’ultimo viaggio in Sicilia di maggio.

Trovo bellissimo il fatto che il tronco sia costituito dalle palette più vecchie, diventate con il passare del tempo legnose. Lo si può notare osservando la parte bassa del tronco, dove non si riescono più distinguere le singole palette l’una dall’altra, e poi risalendo con lo sguardo lungo il tronco, fino ad incontrare una paletta che è già legnosa ma mantiene ancora la sua forma.

Le palette più giovani, di colore verde brillante e ancora di piccole dimensioni, possono essere mangiate. L’ho appreso dagli amici messicani che viaggiavano con me: e infatti a loro, alla vista di tutti gli enormi fichi d’india presenti ovunque, venivano le lacrime agli occhi e l’acquolina alla bocca! Alla fine, abbiamo compiuto un raid lungo una statale, raccogliendo con un coltello affilato un panierino di palette, che poi abbiamo accuratamente pulito dalle spine, una volta giunti a casa, e successivamente cucinato. Purtroppo non ho scattato alcuna foto che documenti il momento. Abbiamo tagliuzzato il bordo di ogni paletta in modo da formare una specie di “manina”, poi le abbiamo arrostite sulla griglia, e condite con limone oppure con formaggio grattugiato! Ottime, hanno un sapore simile a quello del carciofo!!! Si possono anche mangiare crude in insalata, oppure farle bollire a tocchetti insieme a cipolla e peperoncino e consumarle come contorno di un piatto di carne. Alla prossima occasione dovrò provare anche queste ricette!

Da talea a pianta 3: un fico d’India da Castiglioncello

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Lo scorso 22 aprile, in una delle poche (sinora) giornate di bel tempo di questa primavera, ho passato una giornata a Castiglioncello, passeggiando in pineta e percorrendo poi tutto il lungomare fino a Caletta. Tutte le estati della mia infanzia le ho passate a Castiglioncello, e per questo motivo ogni angolo mi è caro, dal Castello Pasquini dove ho visto il mio primo balletto, al minigolf, al passaggio a livello dove si andava a vedere passare il treno. L’odore della pineta è come la madeleine di Proust, e ogni svolta del lungomare rievoca ricordi.

Durante la passeggiata sul mare, ho notato una pianta di fico d’India, a cui si era staccata una paletta. Le palette delle Opuntie sono molto delicate, e spesso basta un tocco inavvertito per farle cadere. Sinora avevo acquistato un paio di piccole Opuntie nane (Opuntia microdays velour e Opuntia microdays ondulata) e due Opuntie crestate (Opuntia cilindrica crestata e Opuntia vestita crestata), ma non ero mai stata attratta dalle specie grandi, anche per una questione di opportunità: come trovare spazio nel mio terrazzo nel caso di un clamoroso successo di coltivazione? Però vedere la paletta a terra mi dispiaceva, e quindi l’ho presa e messa in un vasetto.

Se ci fosse bisogno di un ulteriore elemento per dimostrare la straordinaria vitalità delle piante grasse, eccolo! Non sono passati neppure due mesi, e la talea sembra aver già radicato: infatti da due delle areole iniziano a spuntare due nuove palette, che in termine tecnico chiameremo cladodi. Nelle piante appartenenti al genere Opuntia, i rami si sono trasformati sostanzialmente nelle palette (ed in effetti negli esemplari maturi lignificano costituendo il tronco vero e proprio), mentre le foglie sono presenti solo sulle palette più giovani, hanno la forma di linguette cilindriche (è possibile vederne nella foto in basso a destra), e scompaiono precocemente.