So che non dovrei dirlo, ma le piante del genere Mammillaria, sebbene proprio da una di esse nasca la mia passione per le succulente, non mi fanno impazzire. Si tratta di un genere vastissimo, in cui sono classificate centinaia… migliaia… milioni di milioni di specie (no vabbè, solo qualche centinaio, la smetto di fare lo sborone), riconoscibile facilmente per l’assenza delle costolature tipiche delle cactacee e per la presenza di particolari strutture, denominate tubercoli: sostanzialmente delle sporgenze cilindriche o coniche, distribuite a spirale, che danno per l’appunto il nome al genere (dal latino mammilla=mammella). Se riconoscere il genere è un lavoretto da principianti – oggi sono così, me la tiro un po’ – riconoscere la specie è tutt’altra cosa: c’è veramente una grande varietà nel portamento, nelle caratteristiche e nella disposizione delle spine, dei fiori, dell’eventuale lanugine… Roba da non dormirci la notte! Insomma, ci sarebbe obiettivamente di che divertirsi, ma il fatto è, diciamoci la verità, che le Mammillaria in genere fanno dei fiori piuttosto piccolini, ed io mi sono abituato troppo bene con l’Echinopsis e con i Gymnocalycium…
La Mammillaria di oggi appartiene alla specie Mammillaria occidentalis (spero), ed è uno dei primi acquisti dell’agosto dello scorso anno. Si tratta di una pianta dal portamento colonnare, molto accestita alla base. Già lo scorso anno ha fatto un paio di fiori, poi durante l’inverno mi ha molto dato da pensare: una parte del fusto è diventata di un simpatico colore rosa, ed ha iniziato a piegarsi, a rattrappirsi, a… Non ho capito cosa sia successo. In ogni caso, la situazione è un po’ migliorata adesso, e la pianta ha fatto molti fiori, sia dal fusto principale che da due dei polloni. Sarà buon segno? Speriamo! Magari era solo uno scherzo! (Un po’ pende ancora, però, a guardare bene la foto, sorvoliamo…)
Come si può vedere dalle diapositive, i fiori spuntano dalle ascelle (è un termine tecnico, non è dovuto alla mia ignoranza! tzè!) fra i tubercoli, in una posizione diversa rispetto alla maggior parte delle cactacee: non sull’apice vegetativo, ma in posizione periapicale, ovvero nella parte di fusto cresciuta l’anno precedente. In questo caso si tratta di fiori abbastanza grandi, dai petali allungati di colore rosa chiaro ai margini e rosa intenso verso il centro della corolla. Il fusto è fittamente ricoperto di spine che spuntano dalle areole, disposte sulla parte terminale di ogni tubercolo, secondo uno schema geometrico perfetto: una spina più lunga al centro, coassiale rispetto al tubercolo, ed una corona di spine più corte disposte in modo radiale. E’ curioso osservare che le spine nascono nere, per diventare successivamente bianche: le spine centrali di ogni areola mantengono più a lungo la colorazione originale rispetto a quelle radiali. Ecco il dettaglio del fiore: non è poi male alla fine, no?