Informazioni, nebbia, le vite degli altri

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Quando sono in cammino, a volte mi diverte fermarmi a chiedere informazioni inutili così, tanto per incrociare lo sguardo e la voce di qualcuno, per sollecitare un contatto, per aprire uno squarcio nel mistero di una vita sconosciuta.

Quelle vite degli altri che immagino nell’occhio caldo delle finestre illuminate, da incerti frammenti sconnessi: condensa, ombre, pareti colorate, vecchi incongrui lampadari e sommità di librerie. Finestra lungo la via Vecchia Fiesolana

Vorrei incontrare di nuovo quell’anziano signore a cui oggi ho chiesto, in piazza Mino a Fiesole, se dalla via Vecchia Fiesolana sarei potuta tornare a Firenze. Una trovata di una stupidità sconcertante, con cui l’ho costretto a sollevare il suo sguardo azzurro dalle mani incrociate in grembo e a guardarmi, ferendosi con i raggi bassi ma diretti del sole di dicembre. Mani nodose come quelle di mio nonno, mani antiche, mani di orti e vanga. Una casacca verde militare e, sotto, un maglione ruvido da cui sbucava un’improvvida maglietta di Topolino, capelli candidi e quello sguardo enorme e brillante, indimenticabile.

Raramente il segnale lanciato dalla domanda ingannevole si disperde invano: è assai più frequente che anche l’altro desideri in realtà quel contatto, e colga con un guizzo di empatia la realtà così malamente celata.

Si sposta impercettibilmente in modo da entrare nella mia ombra e ripararsi così dal sole, e il suo sguardo ora divertito accompagna una lunga e articolata spiegazione del percorso, altrettanto inutile quanto la domanda che l’ha sollecitata: perché basta davvero imboccarla, quella strada, e lasciarsi andare giù per la discesa a tornanti, superare Villa Medici e una per una le tante ville che fanno da corolla all’antica strada che univa le due città sorelle, per arrivare a San Domenico e da lì a Firenze, discendendo lungo via Boccaccio.

Ma non è forse bello indugiare a scambiarsi futili informazioni in questa giornata di sole, così in alto sopra il mare di nebbia che copre la vallata?

Vorrei incontrarlo di nuovo per dirgli che aveva ragione, che davvero dopo Villa Medici, dopo quel tornante, dove si dipartono due strade che poco più sotto si uniscono nuovamente, ed è indifferente se prendere a destra o a sinistra, il paesaggio su Firenze è proprio bello. Anche se la città è nascosta dalla nebbia, si indovinano lo stesso i contorni del Campanile e di Santa Maria del Fiore, quelle coordinate così inconfondibili per tutti i viaggiatori che scoprono da lontano la città del giglio, anche così trasfigurata dal bagliore latteo che si sprigiona dal basso.

Una fila di cipressi, il muretto scaldato dai raggi del sole: assaporo in silenzio il piacere di chi, accanto a me, ha avuto la buona idea di portarsi un libro, mentre un sommesso brusio d’insetti sale dall’edera che riveste il muretto, prima di riprendere il cammino.Firenze sotto la nebbia 2

Firenze sotto la nebbia

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  1. Piumino….che meraviglia di post e di foto! E quell’anziano signore sarà stato senz’altro felice di essere utile ad una sprovveduta ma gentile signorina che lo guardava negli occhi!

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