6_Edward M. Forster, “Camera con vista”

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Firenze, inizi del Novecento. Nelle stanze della Pensione Bertolini il caso raduna un gruppo di viaggiatori britannici assai diversi gli uni dagli altri per età e condizione sociale. La giovane Lucy viaggia per la prima volta fuori dal suo paese, accompagnata dalla cugina Charlotte; al loro arrivo scoprono che le stanze che avevano chiesto, quelle con vista sull’Arno, sono state assegnate ad altri turisti. Questo banale incidente crea il presupposto per una grottesca rappresentazione delle norme sociali che regolano i rapporti fra le persone: gli Emerson, un anziano signore e il figlio George, propongono uno scambio di stanze che lascerebbe alle due signore le camere migliori. La generosa offerta, ritenuta contraria alla buona educazione, viene accolta con un imbarazzato diniego, segue un’estenuante e affettata schermaglia, al termine della quale Lucy e la cugina prendono possesso delle camere, senza che nessuno ne tragga piacere, poiché gli Emerson ne escono umiliati e come se l’accettazione della loro proposta costituisse un gesto di condiscendenza nei loro confronti, mentre le due donne continuano a provare insieme senso di colpa e offesa.  

L’episodio definisce fin da subito i due poli fra cui si dibatteranno tutti i personaggi del romanzo: spontaneità e convenzione, libertà e rispetto delle regole, natura e cultura, alcuni soggiacendo consapevolmente o inconsapevolmente al polo negativo, altri in lotta con esso, altri nella ricerca di un impossibile compromesso. La “camera” è la gabbia in cui ci spingono le norme che siamo abituati a rispettare, mentre la “vista” indica un mondo più ampio cui è possibile affidarsi e in cui è possibile proiettare il proprio destino.

Gli Emerson sembrano vivere una loro dimensione libera dalle norme sociali, ma senza goderne la felicità: su di loro aleggia continuamente il giudizio degli altri, che li trovano sempre fuori luogo, sopra le righe, ignoranti e fastidiosi. Ogni loro tentativo di comunicazione si infrange in una commedia del ridicolo. Lucy avverte la distanza che la separa da questi spiazzanti compagni di viaggio con un imbarazzo misto a curiosità: non può fare a meno di restarne in qualche modo affascinata. Finché, durante una luminosa passeggiata sulle colline di Fiesole, George Emerson la bacia, in un lampo di sole vento e fiori di campo. La ridda di emozioni, turbamenti, sensi di colpa culmina in una improvvisa fuga delle due donne a Roma. I due si incontreranno nuovamente in Inghilterra, quando Lucy ha già accettato di sposare un altro uomo. Posta davanti alla realtà, ella comprende di non amarlo, e deciderà di rompere il fidanzamento per inseguire la vera felicità.

Non so celare il mio disappunto verso questo romanzo, ricco di spunti narrativi interessanti (fra tutti, il bagno liberatorio di George e di Freddy nel laghetto della foresta) e di contrasti concettuali carichi di significato ma risolti tuttavia in modo sbrigativo e banalizzante. Il senso di fastidio maggiore è dato dalla descrizione dell’Italia e degli Italiani costantemente mantenuta su un taglio etnoantropologico da spedizione coloniale, senza risparmio di luoghi comuni triti e disprezzabili, dalla truffaldina proprietaria della pensione al vetturino lussurioso e infido, al venditore di fotografie che inscena una miserabile tragedia da quattro soldi per ottenere un rimborso. Non c’è un briciolo di verità e di spessore in questa Firenze di inizio secolo vista attraverso la lente degli stereotipi e non senza un malcelato senso di superiorità. Lo stesso taglio si percepisce nelle pagine introspettive dedicate al personaggio principale, Lucy, basate su una visione maschilista e convenzionale del mondo femminile, analizzato come su un tavolo anatomico con conclusioni inconsistenti. Dopo aver ricevuto il primo bacio della sua vita (il primo bacio!),  improvviso come un fulmine, tutto il turbamento emotivo di Lucy si risolve nell’aspettativa della prossima confessione con la cugina, senza che il suo pensiero si posi un istante su di lui, sull’uomo che l’ha stretta fra le braccia. Dopo questo episodio, non sei più disposto a a dare un po’ di fiducia al narratore e ai pensieri della protagonista. Imperdonabile.

Firenze

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  1. Caro piumino, ho seguito il tuo consiglio e ho ripreso il mio blog gluten free con wordpress, sperando di avere il tempo e la costanza di portarlo avanti….così avrò anche il piacere di seguire il tuo, un abbraccio dal parlascio

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