Ormai dal Natale del 2011 possiedo un bellissimo Stenocactus multicostatus, di cui ammiro ogni anno i bei fiori, ma soprattutto la fantasmagorica geografia della sua epidermide, profondamente solcata da antichissimi eventi geologici. Lo scorso aprile, alla Mostra mercato che si tiene al Giardino dell’Orticoltura di Firenze (anzi, ormai mancherà poco, devo informarmi….), ho acquistato una pianta naturalmente non cartellinata, ma che mi sembrava avere una qualche analogia: in effetti si tratta di uno Stenocactus coptonogonus, appartenente dunque al medesimo genere ma ad una specie diversa.
Sinceramente, l’ho ignorata per un anno intero. Senza cattiveria, però se ne stava là senza far niente e me ne sono completamente dimenticato. Poi deve aver deciso di non voler essere da meno del cugino, che anche questo anno mi ha gratificato dei suoi bei fiori. Adesso dunque ha iniziato a fiorire, ed è veramente molto bella: nonostante la prolungata e rigorosissima siccità in cui l’ho tenuta questo inverno. La pianta si è sgonfiata quasi completamente: lo dico per rassicurare tutti quelli che si chiedono “non sto annaffiando poco le mie piante?” e cercano on-line informazioni. No, almeno per quanto riguarda l’inverno, non si annaffia mai troppo poco. Anzi, è assolutamente necessario per la sopravvivenza della vostra amata cactacea, e non secondariamente per assicurarsi una bella fioritura a primavera.
E infatti, ecco qua i fiori dello Stenocactus, con i loro petali bicolori, bianco avorio al margine e porpora profondo al centro, e il cuore leggero e morbido, appena baciato dal polline.