Sempre più persone che non si conoscono fra di loro mi confessano di pensarmi con intensità e costanza ogni qual volta vedano una pianta grassa di qualunque specie forma dimensione e anche quelle finte… Anche quando vedono dei piccioni in verità, ma questa è un’altra triste e commovente storia. Se nel secondo caso non c’è che da farsi prendere da brividi di orrore, nel primo c’è l’indubbio vantaggio che poi i cactus e le succulente mi vengono regalate, e questo è sempre motivo di grande giubilo! Proprio ieri mi è arrivato un regalo che definire meraviglioso e azzeccatissimo è dir poco…
A prima vista si tratta di un mazzo composto da una rosa bianca circondata da verzura e da una calla anch’essa candida… In realtà la vera protagonista (e il regalo vero e proprio) è la splendida foglia di Kalanchoe beharensis che abbraccia e incornicia la rosa, e che un domani, quando i fiori saranno sfioriti, potrò utilizzare per realizzare una talea. Si tratta di una succulenta originaria del Madagascar, che in natura si sviluppa in forma arbustiva e può raggiungere i quattro metri si altezza.
La foglia possiede una sorta di magia ipnotica: in primo luogo per le sue dimensioni e per la forma piramidale che la rendono davvero monumentale, ma anche per la consistenza carnosa e solida e per il colore verde grigio dell’epidermide, che unito alla sottile peluria che la ricopre, dà l’impressione che sia fatta di un velluto pregiatissimo…