Forse negli ultimi giorni ho esagerato con le spine… Ma che ci posso fare, mi piacciono da impazzire (un po’ meno quando entrano nelle mani e nei piedi ma vi assicuro che accade… no, non li calpesto i cactus perchè sarebbe contro la mia deontologia professionale ma a volte cadono all’improvviso e se la zampa è in traiettoria il risultato è terribile ma inevitabile), e mi piace da impazzire fotografarle. Trovo che le geometrie che disegnano siano fantastiche: con tutti quegli intrichi, quei rimandi, quei ritmi… Sono malato, sì. Non c’è più niente da fare.
Comunque, dopo tante spine ecco una cactacea che a spine non si difende granchè bene: la Matucana madisoniorum, una pianta originaria del Perù, dove tuttavia sta rischiando di scomparire a causa dell’eccessiva raccolta in natura. L’epidermide è verde brillante e vellutata. Le spine spuntano in prossimità dell’apice vegetativo, e quando nascono sono davvero ganze: hanno infatti la base di un giallo limone acceso, e la punta di colore nero. Poi con la crescita diventano grigie e rigide, come se seccassero, e in effetti spesso cadono in gran parte. Ci sono poi esemplari che sono completamente glabri, poeretti (non ci piace no, non ci piace)! L’astuta Matucana compensa e per così dire sublima la mancanza di spine competitive con le altre cactacee con un fiore niente male: anch’esso nasce all’apice vegetativo, si sviluppa con un calice allungato ricoperto di peluria e con una corolla di petali di colore rosso arancio. La fioritura avviene più volte nel corso della stagione estiva, e l’ultima è proprio di questi giorni.