Lo scorso 22 aprile, in una delle poche (sinora) giornate di bel tempo di questa primavera, ho passato una giornata a Castiglioncello, passeggiando in pineta e percorrendo poi tutto il lungomare fino a Caletta. Tutte le estati della mia infanzia le ho passate a Castiglioncello, e per questo motivo ogni angolo mi è caro, dal Castello Pasquini dove ho visto il mio primo balletto, al minigolf, al passaggio a livello dove si andava a vedere passare il treno. L’odore della pineta è come la madeleine di Proust, e ogni svolta del lungomare rievoca ricordi.
Durante la passeggiata sul mare, ho notato una pianta di fico d’India, a cui si era staccata una paletta. Le palette delle Opuntie sono molto delicate, e spesso basta un tocco inavvertito per farle cadere. Sinora avevo acquistato un paio di piccole Opuntie nane (Opuntia microdays velour e Opuntia microdays ondulata) e due Opuntie crestate (Opuntia cilindrica crestata e Opuntia vestita crestata), ma non ero mai stata attratta dalle specie grandi, anche per una questione di opportunità: come trovare spazio nel mio terrazzo nel caso di un clamoroso successo di coltivazione? Però vedere la paletta a terra mi dispiaceva, e quindi l’ho presa e messa in un vasetto.
Se ci fosse bisogno di un ulteriore elemento per dimostrare la straordinaria vitalità delle piante grasse, eccolo! Non sono passati neppure due mesi, e la talea sembra aver già radicato: infatti da due delle areole iniziano a spuntare due nuove palette, che in termine tecnico chiameremo cladodi. Nelle piante appartenenti al genere Opuntia, i rami si sono trasformati sostanzialmente nelle palette (ed in effetti negli esemplari maturi lignificano costituendo il tronco vero e proprio), mentre le foglie sono presenti solo sulle palette più giovani, hanno la forma di linguette cilindriche (è possibile vederne nella foto in basso a destra), e scompaiono precocemente.
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